È difficile spiegare a parole questo posto…forse le foto, in parte, potranno far percepire l’emozione e lo stupore di scoprire come la natura e l’opera dell’uomo, insieme, possano rendere unico un luogo, di una bellezza straordinaria e incontaminato perché quasi inaccessibile. Quasi…perlomeno alla massa, ai turisti frettolosi e pigri, a chi vuole avere tutto e subito, a chi non vuole fare un po’ di fatica per ammirare una delle più belle opere dell’ “architettura” contadina ligure.
Non so se è più spettacolare la vista, il panorama mozzafiato o il lavoro dell’uomo, con i suoi oltre duemila scalini a picco su un mare cobalto, costruiti con blocchi diversi di pietra arenaria, e che portano faticosamente a “Monesteroli”. Monesteroli è una manciata di case e piccole cantine, più che un borgo, a strapiombo sul mare, dove anticamente veniva fatto appassire l’uva per dare vita ad uno dei vini più rari e famosi al mondo, lo Sciacchetrà delle Cinque Terre. Erano anni che desideravo visitare questo luogo, e credo che le belle giornate terse di fine inverno, insieme a quelle di inizio primavera, siano il momento ideale.
La costa di Tramonti, tra Riomaggiore e Portovenere ci offre delle Cinque Terre meno conosciute, lontane dalla folla di turisti che in ogni periodo dell’anno affollano le strade ed i sentieri che collegano i cinque borghi più conosciuti d’Italia, da Monterosso a Riomaggiore. E’ impressionante, visitando i borghi di Tramonti, anch’essi cinque (Persico, Navone, Schiara Monesteroli e Fossola) non riflettere sulla caparbietà dei nostri contadini, sulla loro forza e volontà di costruire terrazzamenti su un terreno così impervio e scosceso, al limite dell’accessibilità, per renderne coltivabili le fasce ottenute con massicci muri a secco.
Il percorso che ho scelto per raggiungere Monesteroli parte dal borgo di Campiglia, frazione di La Spezia, e si svolge attraverso mulattiere lastricate di incredibile bellezza, al limitare di boschetti di lecci e di castagni, e di vigne appese sul mare, facendoti godere di spettacolari vedute della costa e sul bellissimo scoglio Ferale, davanti al borgo di Schiara, Non vi descriverò per filo e per segno il sentiero, se volete troverete dettagli nei molti siti di trekking ed escursionismo, ma vi lascerò godere la sorpresa di questo luogo incredibile e commovente per quando lo percorrerete perché nessuna foto potrà sostituire questa esperienza.
Vi lascio invece con piacere una ricetta, semplice e rustica come la gente di queste terre, che rende onore va questo meraviglioso vino passito prodotto tanto faticosamente in questi luoghi baciati dal sole.
FOCACCIA ALLO SCIACCHETRÀ
StampaINGREDIENTI
- 200 g di farina debole, 0 o 00
- 120 g di zucchero
- 125 g di burro
- 2 uova
- 50 g di uvetta sultanina
- 2 mele golden o renette
- 30 g di pinoli
- 8 g di lievito per dolci (mezza bustina)
- 100 g di vino passito sciacchetrà
- zucchero qb
PROCEDIMENTO
Sbucciare le mele e tagliarle a fettine sottili o a dadini; metterle in un ciotola, irrorarle con lo sciacchetrà. Sciacquare in acqua tiepida le uvette, unirle alle mele e far riposare mezz’ora. Ammorbidire il burro e montarlo con lo zucchero fino ad ottenere una crema. Unire le uova, una alla volta, e lo sciacchetrà rimasto sul fondo della ciotola con le mele e le uvette. Aggiungere la farina setacciata con il lievito, mescolare brevemente per ottenere un composto omogeneo. Versare l’impasto in una tortiera da 24 cm di diametro, stenderlo e coprire con le mele e le uvette. Aggiungere i pinoli ed una spolverata di zucchero sulla superficie. Cuocere a 180°C per 40 minuti.
